clicca sul logo

giovedì 22 ottobre 2015

27 OTTOBRE-13 NOVEMBRE 2015, A ROMA, VIA ERCOLE BOMBELLI 22, MOSTRA DELL'ARTISTA FILIPPO SODDU

                                         nella foto, l'artista milanese Filippo Soddu

Roma - Filippo Soddu "Recollage fra pensiero e materia" inaugurazione 27 ottobre
ore 18,00

Via Ercole Bombelli 22, 00149 Roma – 06.5578101 – 328.1353083


Spazio aperto 2015
FILIPPO SODDU

RECOLLAGE
fra pensiero e materia

Martedì 27 ottobre 2015 alle ore 18,00 a Roma presso lo Studio Arte Fuori Centro via Ercole Bombelli 22, si inaugura la mostra di Filippo Soddu "Recollage fra pensiero e materia"a cura di Giorgio Bonomi
L’esposizione rimarrà aperta fino al 13 novembre, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.
L’evento è il terzo appuntamento di Spazio Aperto 2015 ciclo di quattro mostre in cui l’associazione culturale Fuori Centro ha invitato gallerie e critici di altre regioni italiane a segnalare artisti appartenenti al proprio territorio per tracciare i percorsi e gli obiettivi che si vanno elaborando nei multiformi ambiti delle esperienze legate alla sperimentazione.
"La mostra presenta al pubblico gli ultimi lavori dell’artista milanese Filippo Soddu nei quali la pittura si fonde con il collage, opere che sono il risultato di un percorso concettuale in cui l’azione dell’artista si registra sulla tela nella sua fase conclusiva: le aggregazioni di materia che si condensano sulla superficie pittorica, sono la testimonianza di un’azione di distruzione e ricostruzione simbolica di un universo che chiede di essere ordinato e nuovamente accolto. L’atto creativo è dunque il risultato di una fase performativa che si dà al pubblico come momento di riconciliazione tra materia e pensiero. 
Soddu può vantare tre ascendenti storici per queste sue recenti opere: Pablo Picasso, la Pittura monocroma e Mimmo Rotella. Picasso perché è lui l’inventore del collage, tecnica usata dal Nostro; la Pittura monocroma perché questa viene da lui praticata e Rotella per gli “strappi” di carta che creano i pezzi con cui realizza i collage. Soddu peraltro, a differenza del Maestro calabrese, non si limita alla pars destruens (lo strappo, la lacerazione appunto), ma procede ulteriormente con un’azione di ricomposizione dei frammenti, ed è proprio questa fase quella che più affascina Soddu".

Recollage
fra pensiero e materia

Giorgio Bonomi


Già il titolo di questa mostra di Filippo Soddu ci immette nelle 
complessità della tecnica e dei contenuti delle sue opere. Recollage
è un termine più appropriato di collage anche se il procedimento,
 introdotto da Pablo Picasso e Georges Braque, è lo stesso. 
Infatti il Nostro taglia, strappa, frantuma della carta per poi “rincollarne” 
i pezzi sulla tela o sulla tavola.
Ed anche il sottotitolo, “fra pensiero e materia”, ci rimanda 
direttamente a quella divisione tra realtà spirituale e realtà
 materiale che René Descartes definiva res cogitans e 
res extensa, la cui unione poteva esserci nella ghiandola
 pineale, per cui metaforicamente quest’ultima, per l’arte 
di Soddu, è l’opera che appunto unisce pensiero (e sentimento,
 emozioni eccetera) e materia (il supporto, la carta, il colore 
eccetera).
Soddu, quindi, si riallaccia alla storia (della filosofia e 
dell’arte) senza timore di apparire “inattuale”; del 
resto l’arte (vera) è sempre inattuale, altrimenti sarebbe 
“moda”, e sempre ha degli ascendenti cui riferirsi e, 
nello stesso tempo, da cui allontanarsi: così si dipana 
la storia dell’arte, come tutte le altre storie, con i loro 
progressi e le loro involuzioni.
Picasso con i papiers collés negava la regola fin lì seguita 
dall’arte, basata sul colore e il pennello, e dimostrò che 
non esistono materiali nobili, e puri, e materiali volgari, 
e poveri, per cui ogni mezzo, ogni materia è in grado 
di esprimere i contenuti che l’artista vuole fissare sulla e 
con l’opera.
Ma, se Picasso e Braque prendevano e usavano delle c
arte “imitative” della materia (il legno, il marmo, l’impagliatura 
di una sedie ed altro ancora), Soddu lavora in modo più 
concettuale ed astratto: infatti colora un foglio di carta, lo 
spezzetta e lo (r)incolla sul supporto, a sua volta già preparato 
con una passata o due di pittura, e su cui poi ripassa il colore, 
ad “uniformare” l’intera composizione. Questa si offre monocroma
 – non nel senso assoluto di un solo colore, bensì in quello 
della “risultante”, cioè come appare all’occhio dell’osservatore
 –, riallacciandosi ad un altro concetto (e modalità) basilare 
dell’arte contemporanea, la monocromaticità che, da Malević 
in poi ha influenzato tanta arte visiva.
Se poi riflettiamo sui titoli che Soddu dà alle sue opere, 
comprendiamo ancora meglio le sue operazioni. “Aggregazione” 
sta ad indicare la “ricostruzione” di senso di quei frammenti ottenuti 
con gli strappi – si noti che qui l’artista fa un passo ulteriore rispetto
 al decollage di Mimmo Rotella –, quindi evidenzia la possibilità
 di rinascita, di evoluzione, anche di fronte alla frantumazione e 
alla decostruzione (ancora un ricordo, un’eco di un’altra Avanguardia
 storica, quel Futurismo che voleva realizzare “la ricostruzione 
futurista dell’universo”).
E c’è di più: se in tutte le storie del Cubismo troviamo che
 questa tecnica viene introdotta nel 1912, dopo che nel 1911
 erano state usate le lettere dell’alfabeto sull’opera, in Soddu
 troviamo un movimento esattamente inverso: dal collage, 
che comunque viene conservato nelle sue modalità, all’introduzione
 aggiuntiva della scrittura alfabetica nelle opere. Infatti, in una
 recente serie di lavori, troviamo delle frasi tratte dai racconti di 
Franz Kafka il quale annullava le connessioni causali tra spazio
 e tempo come faceva il collage storico e come fa Soddu nel 
rinnovamento attuale di tale metodo.
Non vorrei, però, che con questa mia analisi “chirurgica” delle
 opere di Soddu si perdesse il piacere che, al contrario dell’algidità 
critica, si prova alla prima visione delle sue opere: sempre delicate,
 liriche, ed anche quando il colore si scurisce e i frammenti 
sono più evidenti, mostrando pure una leggera aggettanza che 
dà all’opera la tridimensionalità, il contenuto non appare 
drammatico bensì intensamente “pensoso”, severo, e richiama
 la prima fase del Cubismo parigino, quello analitico che, non a
 caso, si esprimeva con toni scuri e quasi monocromi.
Soddu pratica l’arte da alcuni anni portando avanti il suo discorso
 con rigore, senza tentennamenti né mutamenti repentini, certo
 con i necessari sviluppi ma tutti interni al suo sentire e al suo dire, 
dimostrando così quella coerenza che è un’altra caratteristica 
necessaria all’arte e all’artista, per essere tali.

Nessun commento:

Posta un commento